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martedì 26 aprile 2016

Frate Innocenzo da Francavilla

Frate Innocenzo da Francavilla…chi era costui? 
La risposta la forniranno gli storici, qui voglio solo riportare questa mia testimonianza, che spero funga da stimolo a prossime e redditizie ricerche.





Poco tempo fa, mia moglie ed io andammo a visitare il Convento Francescano della SS. Trinità di Baronissi, che domina dall’ alto di una collinetta la cittadina, sita a pochi chilometri da Salerno. Grande fu la nostra sorpresa, quando giungendo nella Sacrestia, scoprimmo che gli armadi in legno risalenti al 1648, intagliati e decorati con ricercata abilità e fine senso artistico, furono opera di un certo Fra’ Innocenzo da Francavilla, come risulta dall’ iscrizione intarsiata nella cornice: “Est o(pus) Fratis Innocentii a Francavilla”. 
Una piacevole sorpresa che ci riempì di giustificato orgoglio!


Il convento di Baronissi ricco di arte e cultura fu fondato, come ci racconta la tradizione con un misto di leggenda, nella prima metà del duecento dal beato Simone d’Assisi, mentre le  prime notizie storiche documentate si riferiscono al XV secolo. I Custodi, i Ministri Provinciali ed i Guardiani, con grandi sacrifici e dedizione ingrandirono ed abbellirono successivamente il convento, per tramandarne ai posteri la magnificenza. L’attività dei frati fu particolarmente fervida nella prima metà del XVII secolo, quando lentamente l’antica costruzione   assunse pian piano un  nuovo aspetto. Verso il 1644 sotto la direzione di padre Giammaria da Sanseverino iniziarono i lavori di ampliamento, che compresero anche il refettorio e la sacrestia. Come si legge nel libro di padre Arcangelo Pergamo “Il convento della SS Trinità di Baronissi”, estratto dalla Rassegna Storica Salernitana, anno XIX (1958) e anno XX (1959): “La sacrestia nuova è opera del dinamico P. Giammaria, tanto benemerito al nostro convento. Egli infatti abolì un piccolo corridoio, cha dal chiostro immetteva nella selva, ne tamponò le porte ricavando un locale ampio e bello…l’abbellimento  e le rifiniture sono dovute allo stesso P. Giammaria, che si servì per i lavori d’intaglio di fr. Innocenzo da Francavilla. La magnifica opera del geniale frate sanseverinese è rimasta intatta e i lavori d’intaglio, eseguiti con pazienza certosina e con maestria da fr. Innocenzo, ci rivelano il suo gusto artistico non comune.
A quei tempi Francavilla aveva ormai due secoli di vita e la sua Certosa era ricca e fiorente.  “Sotto questo profilo occorre dire che la presenza dei Certosini sollecitò numerose novità nelle arti, ivi comprese quelle figurative… qui accenniamo soltanto alla produzione notevole di alcuni manufatti, come quelli in ceramica e in legno, che meriterebbero una trattazione a parte…Nonostante l’avarizia della documentazione in proposito, occorre affermare che il settore dell’artigianato a Francavilla era abbastanza fiorente, sollecitato continuamente dalle esperienze dei Certosini e soprattutto dai priori del monastero di San Nicola” ( “Francavilla nella media valle del Sinni - Origini di un microcosmo rurale del secolo XV” di Antonio Giganti).
Un particolare sviluppo ebbe la lavorazione del legno, grazie anche alla presenza del bosco sul monte Caramola, che costituiva, nonostante l’espansione agraria della zona, la parte preponderante del territorio e che “dalle descrizioni contenute in alcuni documenti di natura giuridica possiamo supporre che doveva essere imponente ed esteso” (A. Giganti). L’abbondanza di legno stimolò il “certosino” lavoro di intaglio dei monaci, le cui opere erano indubbiamente ancora presenti nella stessa Certosa di Francavilla al momento della sua distruzione, avvenuta tra il 1808 e 1812 per mano di Gioacchino Murat.
La fama dei frati certosini di Francavilla dovette superare i locali confini per poi diffondersi a tutto il territorio dei Sanseverino, che si estendeva praticamente da Salerno, alla Valle di Diano e a gran parte della Basilicata. Non c’è niente da meravigliarsi allora se il padre Giammaria del Convento della SS. Trinità di Baronissi commissionasse nella prima metà del XVII secolo a tale frate Innocenzo di Francavilla, evidentemente già noto per la sua maestria, gli armadi della sacrestia, arricchiti da pregevoli intagli ed ancor più pregevoli intarsi, che ancora oggi si possono ammirare intatti e in tutto il loro splendore.

L’auspicio è che in un futuro nemmeno troppo lontano le autorità civili o religiose di Francavilla possano, nella maniera che ritengono più opportuna, ricordare Frate Innocenzo, abile intarsiatore, tanto noto ai suoi tempi quanto misconosciuto ai nostri.

Nicola Vitola

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