Quando tanti anni fa, appena ventenne, in una calda mattina di fine estate dovetti prepararmi con i miei al repentino ed inatteso trasferimento per la città, il distacco fu decisamente doloroso.
Francavilla in Sinni (Potenza) |
A dir il vero, un precedente allontanamento lo avevo avuto dieci anni addietro, quando mi portarono per la prima volta in collegio a proseguire gli studi, ma quello fu principalmente dalla famiglia, questo invece era dal paese, che fino allora avevo ritenuto essere l’ombelico del mondo.
E così partii.
Uno, due, tre… gli anni passano ed il rischio è che quel filo, che ancora ti lega, si spezzi, per poi accorgerti che è cambiato tutto, a ritrovarti esule nella propria terra. Ora al paese ci torno di rado e come scrisse il grande poeta lucano Leonardo Sinisgalli “…io so di essere stato tradito per tutta la vita uscendo fuori dalle mie dolci mura, io che non ero innamorato di carte e di stampe, ch’ero nato senza appetiti, senza fiamme nella testa, e volevo semplicemente perire dentro la mia aria.”
In fondo, però, Francavilla è rimasta sempre il mio ombelico del mondo, il luogo della partenza e del ritorno, nell’ostinazione a voler restare e nella costrizione a dover andare, il luogo da dove non mi muoverei più, quando per qualche giorno torno a sedermi a casa mia.
Nicola Vitola
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