Gentile Signor Ermete,
non ho avuto ancora il piacere di conoscerla di persona, ma apprezzo con soddisfazione che le problematiche così attuali e così scottanti, riguardanti una regione distante e a volte dimenticata come la Basilicata, giungano fin su le rive dell’Arno e siano di stimolo ad un civile confronto, che inviti alla riflessione personale e collettiva.
Mi permetta pertanto alcune brevi precisazioni, riguardo le sue osservazioni sul mio precedente articolo.
So bene delle condizioni dei contadini del secolo scorso e della vita dolorosa che hanno dovuto affrontare, piena di sacrifici, di difficoltà e perché no di stenti e mai priva di dignità. Grazie all’impegno civile di personalità del calibro di Rocco Scotellaro, Giustino Fortunato, Francesco Saverio Nitti, per citarne alcuni, hanno potuto riscattare il loro stato e garantire un futuro migliore ai loro figli. “Si sono evoluti”, come lei scrive, nemmeno fossero una specie animale. E ci mancherebbe altro!! Quando mi riferisco a loro, intendo parlare comunque di una “civiltà”, la civiltà contadina, forse passata, fatta di onestà, rispetto e sostegno reciproco. Valori, che in tanti fatti di cronaca attuali, stento a ritrovare. O sbaglio?
Non sono poi un uomo rimasto aggrappato ad una stalla come modello di vita, ma le confesserò che sono il primo a godere del progresso umano e delle sue conquiste in ogni campo. Attenzione però, non confondiamo il progresso con lo scempio ambientalistico perpetrato in maniera organizzata dalle compagnie petrolifere ai danni dell’amata Basilicata, a motivo dei loro interessi e che le recenti indagini della magistratura stanno faticosamente portando a galla. Non si può considerare l’inquinamento di aria, suolo e acqua, come il prezzo inevitabile da pagare sull’altare del progresso! Il progresso è un’altra cosa e si compie nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente in cui vive.
Un’ultima considerazione. Lei dice che le compagnie petrolifere fanno semplicemente il loro interesse. Questo anche mi giunge nuovo. Non pensavo che “per il loro interesse” avessero la licenza di trasformare acque cristalline in condotte oleose, di infiltrare il suolo con idrocarburi e metalli cancerogeni, di avvelenare l’aria che respiriamo, in altre parole che avessero la licenza di uccidere! E tutto questo naturalmente, come lei scrive, non è colpa delle compagnie petrolifere, che semplicemente fanno “i loro interessi”, ma … di noi cittadini e dei Comitati di Controllo, che non svolgiamo il nostro compito di vigilanza, che non sorvegliamo che “il progresso sia vero progresso e non inganno”, mentre ogni giorno veniamo raggirati sui dati che ci vengono forniti. In altre parole, come si dice volgarmente dalle nostre parti, “cornuti e mazziati”!
E tutto questo non le consideri lamentele “per sollevare la nostra coscienza”, ma crude ed autentiche osservazioni della realtà, che siano di contributo ad un dibattito costruttivo.
Cordiali saluti.
Nicola Vitola
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