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domenica 30 giugno 2019

ALIMENTAZIONE NELLA INSUFFICIENZA RENALE CRONICA


L’Insufficienza Renale Cronica (IRC) è caratterizzata dalla perdita progressiva delle molteplici funzioni del rene, come organo emuntorio ed omeostatico. Può essere causata da malattie renali (glomerulonefriti, pielonefriti…) e da altre malattie infettive o ereditarie. Oppure, può essere la complicanza...





...di malattie croniche come il diabete e alcune malattie autoimmuni (Lupus…), dell’ipertensione grave, o altre ancora che provochino un ostacolo al normale deflusso urinario. Nel tempo, l’IRC volge verso lo scompenso irreversibile, dovuto al contrarsi della diuresi e dalla insorgenza di squilibri metabolici sempre più gravi, che caratterizzano la fase terminale dell’uremia, che richiederà necessariamente un trattamento sostitutivo, come la dialisi o il trapianto renale. L’arco di tempo occupato da tale decorso è estremamente variabile, fino a molti anni e persino alcune decadi. La IRC è quindi una malattia cronica e complessa, che con il tempo può complicarsi con altre malattie secondarie, come l’ipertensione, l’anemia, l’osteodistrofia, le neuropatie periferiche, le gastropatie, riducendo la stessa capacità dell’organismo nella sua risposta immunitaria.
Alcuni accertamenti di laboratorio, cosiddetti di routine, aiutano il medico curante nella diagnosi iniziale. Quando la diagnosi è certa, è importante affidarsi a uno specialista nefrologo che approfondirà la causa della malattia con ulteriori esami strumentali e di laboratorio, seguendone l’evoluzione negli anni con le indagini più appropriate e prescrivendo le terapie più adeguate per le complicanze che si susseguono.
Oltre ai farmaci, cardine fondamentale del trattamento conservativo dell’IRC è il controllo della dieta, che viene considerata una vera e propria terapia della insufficienza renale cronica.  La dieta dovrà essere essenzialmente ipoproteica, iposodica ed isocalorica.                                         
Ipoproteica, per limitare la formazione di scorie azotate ed alleviare i sintomi legati alla iperazotemia (aumento dei livelli di azoto nel sangue), quali nausea, vomito, inappetenza e stanchezza fisica. Inoltre la dieta ipoproteica consente al rene un minor carico di lavoro, rallentando la perdita delle funzioni renali e permettendo il controllo della quantità di alcune sostanze, che possono diventare pericolose nell’insufficienza renale, come il sodio, il fosforo, il potassio, consentendo al contempo una migliore regolazione dl pH del sangue. Le proteine saranno contenute nella quantità minima necessaria al trofismo muscolare, alla ricostruzione dei tessuti danneggiati e alla sintesi di proteine vitali (ormoni, enzimi, immunoproteine).
Isocalorica, per fornire un apporto calorico adeguato ed equilibrato, così da limitare i processi di proteolisi endogena, che potrebbero accrescere l’iperazotemia. Le calorie glicidiche e lipidiche dovranno essere controllate ed apportate in quantità globali sufficienti a sopperire alle esigenze energetiche della persona. Ai grassi saturi animali andranno preferiti i grassi insaturi vegetali (olio di oliva).
Iposodica, riducendo al minimo l’apporto di sale da cucina, perché, in associazione ai farmaci antiipertensivi, venga tenuto sotto controllo la pressione arteriosa.
Per quanto attiene all’introito di acqua, può consentirsi un apporto idrico pressoché equivalente alla diuresi giornaliera, bevendo secondo il senso di sete e senza eccessi. In linea di massima possono essere concessi 500-1000 cc di acqua, sempre in rapporto con il grado di diuresi.
Ed infine è necessario osservare alcune precauzioni che riguardano l’alimentazione e lo stile di vita, come limitare al massimo i latticini e i formaggi (ricchi in fosforo), mentre i formaggi secchi (parmigiano e pecorino) possono essere usati in piccolissime quantità (non oltre 5 grammi al giorno) per insaporire pasta o riso.  Attenzione ai farmaci antinfiammatori (FANS) che risultano tossici per il rene. Non fumare. Quando possibile svolgere un’attività fisica regolare.
Per maggiori informazioni rivolgersi al proprio nutrizionista di fiducia.
                                                                                                               
dott.  Nicola M. Vitola



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