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martedì 21 maggio 2019

GLI AVORI DI SALERNO TRA STORIA E SPIRITUALITÀ


La natività raccontata attraverso gli avori diocesani


   In data 20 dicembre 2018 si è tenuto, presso la Parrocchia Gesù Risorto del Parco Arbostella in Salerno, gentilmente messa a disposizione dal parroco don Giuseppe Landi, uno stimolante incontro culturale con tema “La Natività raccontata attraverso gli Avori del Museo Diocesano di Salerno”, organizzato dal gruppo “Fede e Cultura” della stessa Parrocchia, con Responsabile Stafania Posteraro.




L’incontro, introdotto da Lucio Bifolco e da Rosa Maria Vitola componenti dello stesso gruppo, ha visto come relatore Antonio Braca, storico dell’Arte, che ha analizzato i vari aspetti storici e culturali collegati agli avori, esaminando nei vari dettagli quelli relativi specificamente alla natività....

 ... La serata è stata allietata dagli intermezzi musicali della Schola Cantorum della Parrocchia e di don Michele Pecoraro. All’incontro inoltre ha partecipato, fra gli altri, una folta rappresentanza della prestigiosa Associazione Lucana “Giustino Fortunato” di Salerno, a testimonianza del fermento culturale che pervade il sodalizio, da anni impegnato sul territorio salernitano.
   Gli avori medioevali di Salerno, disposti in tre pannelli, due riservati al ciclo del Vecchio Testamento e l’altro al Nuovo, sono una raccolta di tavolette eburnee, custodite presso il Museo Diocesano, sito in Largo Plebiscito alle spalle del Duomo di Salerno. Altre tavolette, sottratte in varie epoche, arricchiscono ora alcuni rinomati musei, come il Metropolitan Museum di New York e il Louvre di Parigi.  Gli avori costituiscono la più estesa raccolta Cristologica esistente al mondo. 
   Le tavolette vengono fatte risalire alla prima metà del secolo XII, quando gli artisti dell’epoca poterono esprimere appieno la loro arte, seppur nel travaglio del rinnovamento e di fedeltà all’insegnamento della Chiesa, attingendo talora agli stessi vangeli apocrifi come fonte di ispirazione iconografica.
   L’unità del complesso eburneo è testimoniata dalle consonanze fra le tavolette dei due cicli, ricordando che lo stesso Dio era autore dei due Testamenti. Vengono rappresentate scene di entrambi i cicli, non badando tanto all’esatta aderenza al testo, quanto all’esposizione del messaggio di verità. Di non secondaria importanza sono gli sfondi e gli edifici, che non stanno come semplice scenografia, ma partecipano attivamente all’azione delle scene raffigurate ed esprimono quasi una tessera d’identità, che con immediatezza qualifica come salernitani questi bassorilievi. 
   Talune scene e i loro dettagli sono tanto aderenti a modelli orientali da far supporre che gli intagliatori e gli artisti avessero quella provenienza o che almeno da lì derivassero nella loro formazione. “Noi abbiamo qualcosa di estremamente pittorico - specifica lo storico Antonio Braca - ma di un livello pittorico che rispetto al medioevo costituisce un’attenzione particolare per il conoscitore e non soltanto, nel senso che noi abbiamo dei caseggiati che definire nordafricani o arabi non è certo un assurdo. E’ qualcosa di estremamente importante, che noi troviamo in rappresentazioni che ci conducono in un’area squisitamente mediorientale”.  D’altra parte, la cultura orientale era di casa a Salerno già prima del secolo XII e senz’altro impregnò l’arte locale come si evince dagli edifici raffigurati, che ancora oggi costituiscono un’indicazione immediata per individuare l’arte salernitana nel tempo. 
   Tutto questo corrisponde al periodo più splendente dell’Opulenta Salernum nella politica, nel commercio e nell’arte appunto, quando la città era al centro del Mediterraneo. Tale periodo coincise con l’arrivo dei normanni e vide la costruzione della Reggia e della Cattedrale, ricca di marmi, mosaici ed affreschi. Erano gli anni d’oro di Roberto il Guiscardo e della principessa Sichelgaita, di Gregorio VII, il più grande Papa del medioevo, esule a Salerno e di Alfano I, vescovo di Salerno, ma anche poeta, medico, letterato, esperto di musica e di architettura, gli anni di Costantino l’Africano che, partendo dalle coste cartaginesi, approdò nella città, arricchendo con la sua esperienza la Scuola Medica Salernitana e divulgando per tutto l’occidente l’arte medica islamica. Ed è proprio la Scuola Medica Salernitana, con le sue incerte origini nella notte dei tempi e che la vide fondata da quattro insigni medici, uno greco, uno latino, uno arabo ed uno ebreo, che testimonia come la città rappresentasse un punto di incontro fra Oriente ed Occidente, riferimento nella cultura, nell’arte, nella medicina. 
   “I bassorilievi salernitani- come scrive Monsignor Arturo Carucci nel suo volume “Gli avori salernitani del secolo XII” pubblicato nel 1972 - costituiscono, quindi, una sintesi mirabile dell’ideale unitario sempre vivo nella Chiesa. E’ questo forse il significato più suggestivo non tanto di un capolavoro dell’arte, quanto soprattutto dello spirito di cristiana pietà, che concepì e realizzò la nostra opera eburnea”. 
   Dalle considerazioni sopra riporte sorge spontaneo l’invito ai visitatori, che soprattutto in questo periodo natalizio vengono a Salerno per vedere le Luci d’Artista che brillano nelle vie del centro storico, di trovare il tempo necessario per ammirare questi avori che da mille anni illuminano l’arte, la cultura e la religiosità di una città ricca di storia. 
Nicola Maria Vitola

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