E’ una patologia molto comune tra gli uomini non più giovanissimi, i cui primi sintomi sono costituiti essenzialmente dall’aumento della frequenza delle minzioni diurne e notturne, che si accompagna spesso a una sensazione d’incompleto svuotamento, fino ad arrivare nei casi più gravi alla ritenzione urinaria acuta. Si tratta della Ipertrofia Prostatica Benigna (IPB), che in pratica consiste in un ingrossamento della ghiandola, che si manifesta generalmente dopo i 50 anni.
Le cause della malattia...
...non sono note: è tuttavia probabile che siano numerosi i fattori coinvolti. Data la correlazione con l'avanzare dell'età sembra ragionevole ipotizzare che la variazione dell'assetto ormonale (andropausa) riveste un ruolo importante nel favorire i cambiamenti nella struttura della ghiandola, che sono alla base del suo ingrossamento. L'aumento del volume della prostata tende a comprimere il tratto di uretra che passa attraverso la ghiandola, riducendone il calibro ostacolando quindi la libera fuoriuscita dell’urina.
Per la diagnosi lo specialista urologo si avvale dell'esplorazione rettale e dell'ecografia pelvica e transrettale. Tra gli esami di laboratorio è utile andare a ricercare alcune sostanze di origine prostatica: PSA totale, PSA free (libero), la fosfatasi acida prostatica (PAP). Più utile è la loro determinazione nel sospetto e nel monitoraggio dei tumori prostatici, che possono derivare da ripetute infiammazioni (prostatiti) della prostata, spesso complicate da infezioni delle vie urinarie.
Per la cura dell'ipertrofia prostatica benigna sta assumendo sempre maggiore importanza la dieta ed alcuni cambiamenti nello stile di vita, che risultano avere un effetto di controllo dell’IPB e di prevenzione verso l’insorgenza del tumore maligno prostatico. In particolare la dieta mediterranea sembra offrire un migliore effetto protettivo. Il pericolo di tumore infatti diminuisce molto se fin dalla giovane età l'alimentazione è ricca di antiossidanti, minerali e vitamine, e povera di grassi. In ogni caso è sempre bene chiedere al nutrizionista di fiducia una dieta personalizzata.
A tale proposito la SIU (Società Italiana di Urologia) consiglia:
- di bere con regolarità un’adeguata quantità di acqua: almeno 1,5 litri d’acqua ad intervalli regolari durante tutta la giornata. Scegliere un’acqua oligominerale, leggera, a basso contenuto di sodio e diuretica, che possa facilitare la funzionalità renale, consentendo l’eliminazione di scorie e liquidi in eccesso.
- di seguire una corretta alimentazione: limitare il consumo di grassi animali, birra, insaccati, spezie, pepe, peperoncino, alcolici e superalcolici, caffè, privilegiando, al contrario, i cibi contenenti sostanze antiossidanti quali vitamina A (carote, albicocche, spinaci, broccoli, pomodori), vitamina C (ribes, kiwi, agrumi, fragole, mirtilli, cavolfiori, peperoni), vitamina E (olio d'oliva, oli vegetali, germe di grano), selenio (carne, noci, tuorlo d'uovo), zinco (carni rosse, noci, fegato), licopene (pomodori, anguria, pompelmi), polifenoli e isoflavoni (tè verde, soia).
- di evitare: dolciumi troppo grassi e ricchi di zucchero raffinato e creme o cioccolato; le porzioni eccessive di carne rossa; i cibi troppo salati; le salse e le cotture troppo elaborate con intingoli, i fritti e i soffritti; gli alimenti e i condimenti a base di grassi idrogenati o di provenienza animale (burro, strutto, lardo, panna, mascarpone); le spezie irritanti e le salse piccanti (senape, ketchup, pepe nero, paprica); i formaggi troppo grassi e fermentati a lungo; gli affettati grassi e gli insaccati (pancetta, salsiccia, cotechino, salame, zampone); l’alcol.
Inoltre la SIU fornisce alcuni consigli pratici, come sottoporsi a una visita urologica nelle varie fasi della vita; a prestare attenzione a quante volte si urina e se si avverte bruciore, primi segnali d’infezione della vescica e della prostata; consultare sempre un urologo se si nota sangue nelle urine, anche un singolo episodio, che può rappresentare un sintomo precoce di gravi patologie dell’apparato urogenitale; di praticare per gli uomini dopo i 50 anni, almeno una volta l’anno, un prelievo di sangue per controllare il PSA, marcatore specifico della prostata, utile per la diagnosi precoce del tumore.
dott. Nicola M. Vitola
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