Questa mattina, in attesa di andare al lavoro, ascoltando una nota stazione radiofonica, ho avuto modo di risentire un vecchio brano di Francesco Guccini, “Canzone per un’amica”, che il cantautore ...
dedica ad una giovane donna deceduta in un incidente stradale “fra le lamiere contorte “. Sono versi toccanti, che avrei voluto e non ho mai saputo scrivere per la mia cara amica universitaria Antonietta, deceduta tanti anni fa, per un’analoga drammatica circostanza, in uno spaventoso incidente sulla strada che da Perugia porta ad Assisi.
“Vorrei sapere a che cosa è servito vivere, amare, soffrire, spendere tutti i tuoi giorni passati” è quello che ancora adesso mi chiedo anch’io a distanza di tanto tempo e così in occasione della prossima Commemorazione dei Defunti, ti scrivo queste poche righe a perenne memoria.
Come un fiore la tua vita è stata breve, ricca di entusiasmo. Ricordo il tuo sorriso radioso, la tua spontanea vitalità. Ricordo la Chiesa di Monteluce stracolma di studenti commossi.
“Voglio però ricordarti com'eri, pensare che ancora vivi, voglio pensare che ancora mi ascolti e che come allora sorridi”. Ritornando al mio appartamentino, in quel pomeriggio uggioso e piovoso, mi sono messo a fare l’unica cosa che mi è sempre riuscita meglio, studiare. Dalla piccola finestra si intravvedeva un cielo grigio e plumbeo. D’un tratto la pagina del mio libro di medicina fu baciata, per un breve istante, da un raggio di sole. Sarò un vecchio romantico, ma ancora adesso alla mia tarda età, a distanza di tanti anni mi piace immaginare che la mia amica fosse passata di lì a salutarmi.
Nicola Vitola
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